07.08.2022

GIORNATE SI, GIORNATE NO

Parto con una leggera pioggerellina da Vladikavkaz ed arrivo in pochi minuti alla frontiera tra Russia e Georgia; ne uscirò soltanto dopo 3 ore e mezza, non perchè i controlli siano stati lunghi e rigorosi, no, ma soltanto perchè sono e siamo (con me c’erano tanti camionisti e ignari viaggiatori che andavano nell’una o nell’altra direzione) rimasti bloccati per oltre due ore nella terra di nessuno per un problema ai computer del border (e mezz’ora dentro al tunnel che qualcuno conosce bene, mangiando polvere e gas di scarico).

Ecco, io credo che ci siano giornate nate così .. e per il resto della giornata non cambiano!!

Per fortuna i paesaggi che mi accolgono sul Caucaso in terra georgiana sono veramente favolosi.

La cosa invece importante da dire è che nella notte ho cambiato programma ed invece di attraversare subito anche la seconda frontiera tra Georgia e Turchia, me ne vado a ovest verso Batumi, sul mar nero, e vedo se riesco a guadagnare un giorno arrivando a Istanbul in 3 tappe invece di 4 (sempre nell’ottica di spedire quanto prima la moto in Canada ..).

I poco più di 500 km scorrono inizialmente su bella strada, per essere poi riportati su quella di montagna già percorsa all’andata; infine gli ultimi 180 km vedono in senso contrario una lunga teoria di automobili di turisti locali di ritorno da una o più giornate al mare a Batumi (dico 180 km di coda .. altro che Sottomarina .. o Jesolo .. o Rimini).

Batumi è sempre caotica ma mostra un volto più umano rispetto a una ventina di giorni fa; purtroppo il “Enjoy the Hostel” non ha aria condizionata ne ventilatore e quindi riuscirò a dormire pochissimo per il gran caldo (mi sveglierò al mattino in un lago di sudore). Per fortuna Kazakina ha dormito benissimo in strada .. nessun problema!!

Speriamo di non risentirne alla guida verso Samsun!!

06.08.2022

IL QUADRO

A dire il vero i quadri di cui voglio parlare sono due: uno ve lo mostro anche, l’altro non ho avuto il coraggio (come spesso mi succede e come ho già spiegato in altri diari). Dunque parlo di quello che non vedrete se non attraverso il mio racconto. Ho attraversato nella seconda parte della giornata le due repubbliche di Daghestan e Cecenia, teatro negli anni ’90 e nei primi del 2000 di una serie di attentati e azioni di guerriglia per la separazione dalla Russia; tali azioni portarono all’invasione della Cecenia da parte russa e alla completa distruzione di Groznyi, il capoluogo. Ad un passaggio pedonale ho visto il quadro: 6 donne (2 bambine, 2 giovani donne e 2 anziane signore) tutte vestite in maniera tradizionale, con lunghe gonne a coprire fino alle caviglie e l’immancabile, enorme fazzolettone a coprire tutto il capo. L’unica differenza che le bambine portavano un vestiario completamente candido come la neve, le giovani donne grandi fiorami colorati mentre le 2 anziane vestivano completamente di nero: fantastico il tutto. Ah gli uomini vestono invece all’occidentale, con pantaloni lunghi e tshirt, polo o camicia attillati e tutti, dico tutti con barba più o meno folta ma senza baffi.

la Groznyi ricostruita

Il secondo quadro invece lo trovate qui sotto e riguarda l’incredibile quantità di enormi manifesti raffiguranti il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, il militare e uomo politico che dal 2007 guida la repubblica ribelle. In ogni posa (a cavallo, mentre gioca a calcio, in giacca e cravatta, in divisa da militare, .. ) ed in ogni dove (sui palazzi, lungo le strade, sulle porte di ingresso alle città, sulle pubblicità, .. ) col suo faccione sorridente e l’immancabile colbacco di astrakan in testa.

kadyrov 1
.. e 2.

Sono alloggiato nel bellissimo Baltson Hostel, pulito, organizzato, bello da vedere tutto rifinito in marmo e legno, con wifi, aria condizionata, parcheggio custodito ed un buonissimo ed economico ristorante nella parte inferiore .. ed il tutto per 10 € (ah, pago in rubli in contanti, neanche parlarne di euro, dollari o carte di credito nostrane!!).

Il tragitto di quasi 600 km ha visto la novità della pioggia che mi ha accompagnato nella parte centrale del percorso per quasi 200 km; però ora che sono arrivato a Vladykavkaz (sembra voler dire Vlady, cava chel caz.. de esercito dall’ Ucraina, speremo che non i me censura!!) sono completamente asciutto ed a pochi km dalla frontiera georgiana.

la lussureggiante strada dopo la pioggia (bel confronto con la steppa kazaka ..)

Domani provo a passare due frontiere in un solo giorno e arrivare direttamente in Turchia. Provo ..

Ciao ciao.

05.08.2022

IL CAPPOTTO DI .. ASTRAKAN

Uscendo da Volgograd incrocio uno dei vecchi tram di epoca sovietica: un dinosauro dimenticato da Dio e dagli uomini che continua a svolgere orgogliosamente il suo compito.

Il vecchio tram sferraglia verso Volgograd

Sono alloggiato al U Hostel di Astrachan dove sono arrivato dopo circa 450 km di un caldo infernale, con la strada che ha corso lungo le anse della riva destra del Volga; ho anche incrociato una vecchia centrale parzialmente arrugginita (non sò se nucleare o no, non sono un esperto); la città, 500.000 abitanti, è una delle più grandi della Russia meridionale ed il capoluogo della omonima oblast, situata sul fiume Volga a 90 km dal suo ingresso nel Mar Caspio.

centrale nucleare si o no?

Da noi “il cappotto di Astrakan” è un romanzo del 1978 di Piero Chiara da cui sarà tratto un film del 1980 con Johnny Dorelli; ma l’ astrakan è anche una pelliccia riccia e nera, fatta con la lana delle omonime pecore (il cui vero nome è Karakul).

Non è un lago, solo un’ansa del volga ormai quasi alla foce

L’ ostello è situato nella zona vecchia di Astrachan, con ancora molte case in legno, come si usava anni addietro; sono un pò tutti uguali questi ostelli russi: difficili da trovare (nessuna insegna esterna) e nessuno nella zona che li conosca, non proprio il massimo della bellezza con muri scrostati e poche suppellettili, ma assolutamente funzionali con wifi che c’è e funziona bene. aria condizionata in tutte le camere, presa e luce per ogni letto, buoni materassi e pulizia di ambienti e lenzuola .. insomma per 7 € a notte ci si può stare!!

l’ingresso in città ..
la via dell’ostello con le vecchie case

Domani ultima tappa in terra russa, con destinazione Vladikavkaz, in Cecenia (ripasso per Grozny) e poi la frontiera con la Georgia. Come sempre speremo ben.

Ciao ciao.

04.08.2022

VOLGOGRAD O STALINGRADO?

Capoluogo della omonima “oblast” (prefettura), Volgograd come è chiamata dal 1961 o Stalingrado come dal 1925 è città storica, teatro durante la seconda guerra mondiale di una delle più sanguinose battaglie di quel conflitto, dove la vittoria dell’ Armata Rossa dopo 6 mesi di assedio con tutti gli edifici rasi al suolo segna l’ inizio della sconfitta finale della wermacht di Hitler.

il Cremlino ricostruito ..

Oggi Volgograd è una città di più di un milione di abitanti, adagiata sulla sponda ovest del più lungo fiume d’ europa, il Volga appunto. Da qui al suo delta che termina nel Mar Caspio il fiume è navigabile anche da navi di grosso tonellaggio.

.. ed anche il teatro ricostruito di Volgograd

Più e più volte la bella strada che lascia Saratov si avvicina al corso del fiume, mentre le ruote di Kazakina percorrono km su km sui saliscendi degli ultimi contrafforti degli Urali, la bassa catena montuosa che separa l’Europa dall’ Asia. Di caratteristico lungo la strada sono le baracche lungo la strada che questa volta vendono centinaia di statuine di terracotta con i più incredibili soggetti, da quelli delle fiabe, gli animali, a personaggi famosi, tutti coloratissimi.

Kazakina vicino al Volga.
Di tutto un pò ..

Il Friends Hotel, gestito dall’anziana Olga e dal giovane Artiom, è pieno di ragazzi provenienti dalle più disparate parti: dallo Yemen, dall’ Egitto, dal Libano, dall’ Azerbaijan, qui giunti per studiare o .. per fuggire a situazioni per niente “facili”. Umanità varia che racconta la sua storia.

Domani si corre ancora, obiettivo Astrachan: che ci siano ancora le pecore nere (karakul)?

Ciao ciao.

03.08.2022

TANTA PAURA PER NIENTE .. O QUASI!!

Partenza presto, col fresco. Strada scrausa uscendo nello scarso traffico cittadino di Uralsk; primi km così e così poi strada bellissima fino al confine. Ho una sensazione strana: in 130 km avrò incontrato si e no una decina di auto, quasi tutte kazake, probabilmente della zona, e soprattutto mancano completamente i miei amici di queste lunghe ore nelle strade della steppa, mancano i camionisti.

il traffico caotico fino al confine con la Russia

Un’idea comincia a farsi strada: il border è chiuso o non fanno passare traffico internazionale (come l’altro giorno tra Uzbekistan e Kazakhstan). Percorro la strada deserta con questo pensiero fisso, faccio rifornimento nell’ ultimo distributore prima del confine, chiedo informazioni ma nessuno capisce la domanda; boh, vado avanti e arrivo alla prima sbarra abbassata: due auto e due camion fermi. Si passa, non si passa .. Arriva un ragazzino in divisa, senza peli, biondo con le guance rosse, sicuramente di origine russa; alza la sbarra e senza parlare mi fa segno di andare avanti .. iuuuuuu, la frontiera è aperta e si può entrare in Russia. Le formalità richiederanno circa un’ ora e mezza ma entrerò alle 9 e ne uscirò alle 9.35: ho guadagnato un’ora solo passando da uno stato all’altro in 350 mt (chissà se Nicola e Almer, due dei miei “follower” (si dice così vero??!!) più accaniti avranno capito? .. hi hi hi ..).

Da qui a Saratov (in cirillico è scritto Capatob), città e porto di 850.000 abitanti, affacciata sul medio corso del Volga, la strada sarà bellissima (biliardo di panno verde) e bruttissima ( quella che chiamo strada m…a) a tratti alternati; di fianco il paesaggio è cambiato improvvisamente e la campagna vastissima appare coltivata principalmente a girasoli e grano (ma distese immense, eh ..).

strada m…a
distese di girasole a perdita d’occhio

Entrando in città si attraversa il fiume più lungo d’Europa su un bel ponte da cui si ammirano i palazzi sul lungofiume e la tanta gente in costume, intenta a prendere il sole o a fare una nuotatina sulle limpide acque. Trovo una gostinitsa con piscina e mi ci fermo.

la spiaggia sul Volga dal pont
una delle chiese ortodosse

Domani pochi km fino a Volgograd, la vecchia Stalingrado; ricordi importanti di un periodo passato .. che ogni tanto purtroppo ritorna: la guerra

02.08.2022

TEMUJIN BORJIGIN

No, no, non è uno scioglilingua, è il vero nome di Gengis Khan, uno dei più grandi condottieri della storia ma anche uno dei più terribili: dove passava si avevano addirittura cali demografici rilevanti con stermini di massa e carestie. Sotto di Lui l’impero andava dalla Cina settentrionale fino alla persia e con i suoi successori i mongoli arrivarono anche fino all’ Europa Orientale. Ma cosa centro io con Gengis Khan? Presto detto: finora non l’avevo mai fotografato ma le statue dell’ eroe a cavallo mi hanno seguito dalla Russia al Kazakhstan, all’ Uzbekistan, al Tajikistan, insomma tutta l’asia centrale è tappezzata delle sue immagini in tridimensione.

Parto col fresco e la rete della giacca Mission-T della Spidi lascia passare una piacevole frescura dopo il tanto caldo patito in questi giorni. Al di là che sono miei partners in questa avventura, devo dire che mi piace molto il concetto con cui è stata creata la Mission-T: le protezioni sono su una giacca in rete e quindi anche quando è caldo puoi viaggiare protetto e con buona ventilazione: A questa si aggiungono un fleece se fa più freddino ed una giacca completamente impermeabile esterna che rende il capo veramente comodo e a prova di tutti i climi.

Aqtobe, città di 500.000 abitanti è ancora addormentata quando me ne vado e la strada che imbocco è veramente bella .. almeno per i primi 150 km; poi comincia la strada m…a che non mi abbandonerà per quasi 200 km. Ma oggi volevo porre l’attenzione su altri due unicità dell’asia centrale: le fermate degli autobus e gli ingressi in villaggi e città.

Le fermate sono il vero centro del trasporto in Asia Centrale e sono quasi sempre ben curate e tenute: alla stazione si va, si aspetta (non si sa bene quando passerà l’ autobus o il pullmino), si mangia, si chiacchera, si beve, si fanno incontri .. insomma mezzo bar e mezzo pub. Gli ingressi invece danno spazio alla fantasia degli artisti locali che si sbizzarriscono nel crearli quanto più particolari e unici possibili.

Arrivo a Oral (la vecchia Uralsk) piuttosto presto ed ancora una volta vado in un ostello dentro un hotel: scelta fantastica perchè l’ambiente è grande, pulitissimo, organizzato e .. sono da solo con bagno in camera e tanto spazio e su letto non a castello!!

Domani giornata cruciale con passaggio frontiera Kazakhstan-Russia. Come sempre speremo ben.

Ciao ciao.

Diario del 01.08.2022

RIFLESSIONI MA .. NON ALLO SPECCHIO

Un’ alba radiosa mi accoglie al mattino presto quando parto; devo fare benzina ma il primo distributore dopo circa 80 km è andato in disuso e molti altri autisti come me non ne sapevano niente. Al prossimo sono altri 110 km, ma per fortuna Kazakina, se la tengo sotto un certo numero di giri consuma quasi nulla, e così .. ci arrivo. Così come arrivo presto, poco dopo le 13 ad Aqtobe, meta di giornata. La strada me la ricordavo meglio, nella parte centrale è veramente mal messa, ma tant’è, l’ho fatta e .. probabilmente non la farò mai più!!

Ma cosa pensa uno quando sta 10 e più ore con il culo incollato al sedile della moto .. Eh, già, si pensa molto, forse anche troppo, e ci si dimentica di guardare la strada e le buche, soprattutto qui in Kazakhstan, sono sempre in agguato.

Comunque si pensa a quello che si sta facendo, ad organizzare per il o i giorni successivi, si pensa ad Anna, si pensa a quello che è successo nei giorni precedenti, si pensa alle decisioni da prendere, si pensa a quel “cancaro” che Ti ha appena tagliato la strada (e non sono pensieri belli, eh ..), si pensa al perchè i cavalli allo stato brado spesso se ne stanno addossati gli uni agli altri, si pensa a chi vive in quelle case (spesso fatte di mattoni di paglia e fango) sperdute in mezzo al nulla che si vedono in lontananza dalla strada, si pensa se quelle nuvole porteranno pioggia o no, si pensa .. si pensa ,,

E intanto la strada fugge sotto le ruote, un altro distributore si avvicina, rifornimento, gelatino o caffè, 1/2 litro di Piko (succo d’arancia con polpa), e rifornimento dopo rifornimento, pensieri dopo pensieri, si arriva alla meta. E se si arriva presto si ha tutto il tempo di fare un giro e vedere le cose belle che la meta ha da offrire.

“E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito, quanto tempo è già passato e passeràààà” cit. Francesco Guccini

Domani Oral (ancora Kazakhstan), pochi km dal confine russo.

Ciao ciao.

Diario del 31.07.2022

GOSTINITSA IN MEZZO AL NULLA

700, anche qualcuno in più i km che ho percorso oggi nella assoluta vastità e .. “desolazione” della steppa kazaka.

Parto presto e costeggio il Syr Darya, il fiume che insieme all’ Amu Darya, dovrebbe servire da bacino al grande lago Aral, lago che ormai quasi non esiste più. Anche il fiume in questo periodo dimostra sicuramente poca portata, ben al di sotto della norma.

Inizia, proprio dalla sponda a nord del Syr Darya il deserto kazako del Kizilkum, e gli unici abitannti non motorizzati che incontro sono ancora i 4 quadrupedi: cammelli, vacche, cavalli, capre.

E’ un po’ meno caldo degli altri giorni e l’essere partito presto mi fa viaggiare per un bel po’ con del frescolino; nel pomeriggio, però, la calura esplode in tutta la sua forza e arrivo alla gostinitsa senza nome, spersa nel nulla, madido di sudore e bello stanco.

I 700 sono volati ed alle 17 sono già quasi in doccia.

Da diversi giorni la connessione che trovavo nei vari alloggi non mi permetteva di operare al meglio; speriamo stasera di riuscire a sistemare gran parte dei diari di viaggio che mancavano.

Ora mi ci metto sotto e .. speriamo bene.

Domani tappa corta, poco meno di 400 km e arrivo in una grande città: Aqtobe, nord ovest del Kazakhstan.

Ciao ciao.

Diario del 30.07.2022

QIZILORDA DUE .. MA NON E’ VENDETTA!

Ancora colazione autogestita lungo la strada: biscotti (buoni), tazza con latte e cappuccino della McDonald e bustine di zucchero rubato non ricordo più dove!!

In partenza da Tashkent la ruota panoramica

La frontiera stavolta è una trentina di km dopo tashkent e qui si invertono i ruoli perché sono i Kazaki a farmi dannare di più; diciamo che in due orette me la cavo, dai e adesso mi aspettano 570 km di una steppa monotona, ma monotona che di più non si può.

Pullmini a 6 posti .. ci sono dappertutto e si infilano dappertutto
I soliti camion alla frontiera ..

A movimentare un po’ lo scorrere dei km sotto le ruote (a proposito, Kazakina, all’alba dei quasi 10.000 km percorsi in 28 giorni si sta comportando non bene, di più: nessun problema meccanico – tochemo ferro – o elettrico, precisa nell’accensione, pronta nelle riprese, bene nella tenuta di strada e nelle città) è l’”incontro” con una piccola tempesta di sabbia (niente a che vedere con quella australiana o quella del deserto prima di Quetta in Pakistan) però fastidiosa, con forte vento che alza la polvere e la sabbia per parecchi km.

Il nuovissimo palazzetto di Turkistan .. che non avevo fotografato all’andata
In arrivo la sabbia ..

L’arrivo a QIZILORDA non desta comunque preoccupazioni; l’hotel Sirdaria ha visto di certo tempi migliori ma è molto spazioso ed in una zona tranquilla: dopo tanto sudore, polvere, tempo passato in sella la doccia è un toccasana sia per il fisico che per il morale.

Domani non ci sono frontiere (era ora, dico io ..) ma i quasi 700 km di steppa kazaka inducono di sicuro ai colpi di sonno: canzoni a squarciagola, qualche schiaffetto ed un caffettino ogni tanto dovrebbero aiutare.

Ciao ciao.

Diario del 29.07.2022

TORNO A CASA

Si, si, ho deciso che torno in Italia e spedisco la moto in Nord America da un porto o aereoporto italiano. Diciamo che la questione prezzo ha inciso non poco ma non c’è solo quello; ci sono anche le incognite di un terzo visto russo che non si sa se si riesce ad averlo, ci sono incognite sulla spedizione che qualche mese fa non c’erano, diversi altri fattori personali.

E così stamattina parto in direzione Tashkent e speriamo che almeno non ci siano anche altri inconvenienti. Bellissima la prima parte lungo il torrente (riesco a fare una colazione in itinere in un bellissimo posto a quasi 3000 mt di quota) e quella che sale al passo, duro il nuovo impatto con i 19 tunnel che mi riempiono di ossido di carbonio e polvere

Inconvenienti no ma la strada per arrivare al valico di frontiera non è proprio “simpatica”; si perché il primo border dove arrivo e dove mi porta il satellitare è aperto solo ai locali a piedi e devo sorbirmi altri 60 km di quella che ormai chiamo la strada “merda”, cioè un insieme di sterrato, asfalto mal ridotto, tacconature e buche che appunto merita il soprannome.

Fosse finita; il border tajico tutto sommato si rivela abbastanza rapido, ma quello uzbeco è ben altra cosa rispetto all’andata perché passo la bellezza di 8 posti di controllo ed infine viene passata al setaccio tutta la moto (smontato assolutamente tutto, svuotato le borse laterali e passate al metal detector quelle morbide) compreso il passaggio del cane antidroga e sonda nel serbatoio della benzina!!. Gnanca Pablo Escobar jera controeà cossì!!

Morale della favola esco alle 18, dopo quasi 4 ore di caldo infernale (e non esagero, come pensa qualcuno) e poco dopo le 20 sono al Paradise Inn dove mi doccio, esco, compro qualcosa al market e rientro per ficcarmi in letto bello stanco.

Domani altra frontiera e altri 600 km.

Ciao ciao.